Il Convegno a palazzo Baleani in Roma del 17 febbraio 2024 sul tema “Il diabete mellito: la donna al centro” * (A cura di Alberto Bordi, responsabile comunicazione ADA ROMA)
Con l’aumento dell’età le donne presentano un maggior rischio di sviluppare diabete, che può avere un impatto significativo sulla loro salute, aumentando il rischio di complicanze sia classiche (cardiovascolari, oculistiche, neurologiche) sia di più recente individuazione (osteoporosi, demenza…)
In un incontro con marcato carattere divulgativo, destinato quindi anche alla grande platea degli associati alle organizzazioni che si occupano di fornire assistenza alle persone affette da diabete, sono emerse informazioni e valutazioni di grande interesse. L’incremento dei casi di diabete mellito riguarda principalmente la patologia di tipo 2 (circa 90%) e solo per il 7/8% il diabete di tipo 1 (malattia autoimmune), che però risulta prevalente nella fascia di bambini ed adolescenti. Un dato è incontrovertibile, il diabete aumenta con l’età, e se vivessimo fino a 200 anni riguarderebbe il 90% della popolazione, perché con il passare del tempo diminuisce la secrezione dell’insulina nell’organismo. I casi di diabete riguardano prevalentemente gli uomini, ma la casistica si ribalta quando si prendono in considerazione le donne dopo la menopausa, fattore che fa diminuire in modo rilevante la protezione garantita dagli estrogeni.
Significativo è lo stile di vita, anche nella fase precedente alla insorgenza di una vera e propria patologia diabetica. Di grande evidenza il raffronto, posto all’attenzione della platea, tra due sorelle con mestieri e stili di vita differenti, caratteristiche che riverberano sui valori del sangue (in particolare sull’emoglobina glicata) utili a prevedere la presenza di glucosio nel sangue. Nel corso del convegno nella sede ristrutturata di palazzo Baleani, gli interventi di specialisti sulla materia hanno fatto il punto sull’incremento della patologia in Italia con focus dedicato alla città di Roma.
In Italia circa il 5% della popolazione è affetta da patologia diabetica, al Sud più che al Nord (il Lazio si attesta sul 4,9%, di qualche decimale sopra la media nazionale del 4,6%). Nel quartiere Parioli la percentuale si attesta intorno al 4% mentre a Tor Bella Monaca il dato sale al 7%, un dato che deve imporre la massima attenzione sui cambiamenti socio-sanitari in divenire.
Il fenomeno è in crescita a livello planetario e non riguarda più solo i Paesi occidentali ed il benessere ad essi correlato. Sotto osservazione sono infatti i notevoli incrementi del Messico, della Cina e dell’Arabia Saudita; in quest’ultima area il rapido e diffuso benessere prodotto dal petrolio ha cambiato radicalmente lo stile di vita delle collettività determinando però l’insorgenza del diabete come conseguenza di una dieta più ricca di grassi, di carboidrati e di zuccheri. Per quanto riguarda il diabete di tipo 2 vanno tenuti sotto controllo i valori della glicemia (< 100 e della emoglobina glicata (<6). La fascia di rischio riguarda valori tra <100/125 per il glucosio e <6,0/6,4 per l’emoglobina glicata. Si parla di diabete quando tali valori si attestano intorno al 126 di glucosio e di 6,5 per la emoglobina glicata.
Queste alcune informazioni in un convegno che ha visto protagoniste la prof.ssa Raffaella Buzzetti Direttore UOD Diabetologia, che ha affrontato il tema del diabete mellito e la salute della donna, il dott. Luca D’Onofrio, dirigente medico UOD Diabetologia, che ha parlato del diabete mellito come una pandemia cronica, la dott.ssa Lucia Coraggio, dirigente medico UOD Diabetologia, che ha sottolineato l’importanza di curare il diabete con specifico riferimento alle complicanze croniche ad esso correlate.
Tra gli interventi dall’audience va segnalato quello del presidente dell’associazione ADA ROMA, Venanzo Paganelli, che ha sottolineato la necessità e l’urgenza di un fronte comune, associazioni e classe medica, con il coinvolgimento di politici ed amministratori pubblici, per creare un sistema di prevenzione ampio ed organizzato, al fine di ridurre con reale efficacia casi e costi inerenti alla patologia diabetica.
Ribadito dai relatori il concetto fondamentale che il primo contrasto al diabete va rinvenuto nell’attività fisica (scongiurare la pericolosa obesità) e nello stile di vita.
Tante le complicanze dovute a questa patologia così complessa; tra le tante, le problematiche cardio-vascolari, incluso il rischio di infarto, la retinopatia, la neuropatia e la nefropatia, ma non vanno sottovalutate le insorgenze di tumori, infezioni, epatopatia che producono una disabilità funzionale spesso accompagnata da sindrome depressiva. Neppure trascurabile è la incidenza della paradontite, malattia infiammatoria orale cronica che distrugge progressivamente le strutture portanti dei denti. Se l’attività fisica riduce sensibilmente i rischi connessi alla patologia diabetica, oltre che alla sua insorgenza, non può mancare la massima attenzione per il regime alimentare, in cui deve essere basso l’assorbimento di zuccheri ed alto quello di vegetali, per evitare danni talvolta irreparabili.
Dal palco viene anche il monito a non demonizzare i carboidrati complessi (pane, pasta e patate), mentre da evitare sono gli zuccheri semplici (dolci, cornetti, bibite gasate, alcolici, superalcolici). Bisogna evitare il picco glicemico che danneggia arterie e reni; meglio iniziare i pasti con verdure. L’invito è ad approfittare della dieta mediterranea che fa parte del nostro bagaglio territoriale e culturale.
Con l’aumento dell’età le donne presentano un maggior rischio di sviluppare diabete, che può avere un impatto significativo sulla loro salute, aumentando il rischio di complicanze sia classiche (cardiovascolari, oculistiche, neurologiche) sia di più recente individuazione (osteoporosi, demenza…), mentre non devono essere sottovalutate la depressione, l’ansia e l’insufficienza renale. Frequente è lo sviluppo del diabete in gravidanza, anche perché è sempre in aumento l’età i cui le donne decidono di avere un figlio. E’ stato puntualizzato anche il concetto di suscettibilità genetica per la trasmissione della malattia, in luogo della familiarità al diabete, che non ha puntuali basi scientifiche. Anche i soggetti sportivi possono essere persone affette da diabete; va ricordato, sul punto, che cortisolo ed adrenalina incidono sull’incremento della glicemia.
Ha preso poi la parola la prof.ssa Stefania Basili – Direttore UOC Immunologia Direzione Sanitaria Policlinico Umberto I, che con soddisfazione ha illustrato il progetto, finalmente operativo, legato alla istituzione del Centro per la salute e il benessere della donna, in cui la paziente è valutata con un approccio olistico, ossia complessivo, che comporta il coinvolgimento di vari specialisti.
Infine la dott.ssa Lina Delle Monache – Presidente Federdiabete Lazio – ha esposto con molta chiarezza la necessità di una reale vicinanza alle persone affette da diabete, una dinamica socio assistenziale in cui le associazioni di volontariato che operano in tale settore devono trovare un supporto efficace da parte delle istituzioni e degli apparati pubblici.
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