Pubblico la lettera che ci ha segnalato la Dottoressa Massimiani all'assemblea generale del 19/4/2012
La UE
si accorge del diabete
Dopo
anni di silenzio, il Parlamento europeo prende posizione sul dilagare
del diabete nel Vecchio Continente. Ecco il documento, e alcune brevi
considerazioni.
di
Lorenzo De Candia
Per la
prima volta vengono forniti dati ufficiali riferiti all’Europa su
incidenza, prevalenza e costi dell’assistenza al diabete, che appaiono
drammatici nella loro essenzialità:
-
32 milioni sono i
cittadini attualmente ammalati di diabete e 32 milioni di persone a
rischio di svilupparlo (il 10 + 10% della popolazione europea);
-
la stima
sull’interessamento della malattia è pari al 16,6% della popolazione
stessa nel 2030:
-
il riferimento alla
diminuzione della spettanza di vita è di 5-10 anni nel diabete tipo
2, e di 20 anni nel diabete tipo 1;
-
il 75% dei cittadini
europei non “gestisce bene” la propria condizione (uno scarico di
responsabilità delle istituzioni?) anche se viene ammesso che “le
persone affette da diabete devono farsi carico del 95% della propria
assistenza”;
-
la stima dei costi
sanitari legati al diabete dice che essi chiedono dal 10 al 18,6%
della spesa sanitaria e una spesa media per cittadino di 2100 euro.
Interessante è notare che la risoluzione del 12 marzo fa riferimento a
risoluzione precedenti, e in questo rincorrersi di documenti c’è però un
“buco” temporale che va da 1989 (dichiarazione di Saint Vincent) al
2005, cioè alla “Piattaforma d’azione europea per l’alimentazione,
l’attività fisica e la salute”, datata 15 marzo 2005”: in questi anni le
priorità della UE sono state evidentemente altre, e i dati su prevalenza
e costo della malattia diabetica che si presentavano ai convegni erano
sempre riferimenti a quelli americani, dove la diversa strutturazione
dell’assistenza sanitaria rende indispensabile la raccolta costante dei
dati epidemiologici per effettuare previsioni di spesa il più corrette
possibile. Ci sono comunque voluti ancora 6 anni (e risoluzioni dal 2005
al 2011) per giungere all’attuale risoluzione.
A
lettura ultimata, considerazioni amare sono che “mancano i fondi e le
infrastrutture per coordinare la ricerca sul diabete nell’UE” e che
“attualmente non esiste una strategia europea sul diabete”. Preso atto
di ciò, in maniera forte e autorevole si invitano gli stati membri a
“sviluppare, attuare e monitorare piani nazionali sul diabete” che
tengano in conto – e speriamo impieghino risorse – della necessità di
prevenire l’insorgenza della malattia definita “tra le prime 4 malattie
non trasmissibili al mondo”.
Per far
ciò è necessaria una raccolta dei dati epidemiologici sul diabete;
dunque la risoluzione “invita la Commissione [europea] a elaborare
criteri e metodi comuni standardizzati per la raccolta di dati sul
diabete”. E qui viene da pensare che i dati degli
Annali
AMD siano qualcosa di fondamentale...
Da
infodiabetes.it
Altra
importante affermazione è l’invito agli stati membri “a garantire che i
pazienti abbiano costantemente accesso, nelle cure primarie e
secondarie, a équipe interdisciplinari altamente qualificate nonché a
terapie e tecnologie per il diabete” e quindi a non abbassare la guardia
“banalizzando” o automatizzando in qualche maniera l’assistenza alle
persone con diabete, che devono essere assistite in maniera da
rispettare la differenza tra diabete tipo 1 tipo 2, e cioè “a trattare
il diabete di tipo 1 e di tipo 2 come due malattie distinte”.
Insomma,
un documento fondamentale che sancisce quanto i diabetologi italiani
hanno sempre affermato sulla necessità di prevenzione e cura della
malattia, prima che le complicanze – che progressivamente insorgono –
assorbano la maggior parte delle risorse messe a disposizione di un
piano sanitario.
Paganelli Venanzo